XXX Domenica. “Amerai”

XXX Domenica. "Amerai"

La preghiera colletta di questa Domenica offre una luminosa introduzione al Vangelo proclamato perché chiede “Fa’ che amiamo ciò che comandi”. In realtà, il “comandamento” esige solo obbedienza, e dall’obbedienza ci si può anche sottrarre. Al contrario, tutto quello che è motivato dall’amore non conosce rifiuto. Ma soprattutto, l’amore trova fondamento nella libertà dell’uomo. L’obbligo costringe, l’amore conduce. Il dialogo tra Gesù e il dottore della Legge si muove, appunto, tra questi due termini: comandamento e amore, obbligo e desiderio. Il dottore della legge chiede: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gesù non risponde citando un comandamento, ma la preghiera che apre e chiude la giornata di un pio ebreo, lo Shemà Israel.  In questo modo Gesù afferma che solo l’amore per Dio aiuta a comprendere e a vivere tutti gli altri comandamenti. A rendere più esplicita e comprensibile la risposta di Gesù è la forma verbale utilizzata: non “ama” ma “amerai”, non l’imperativo che obbliga, ma il tempo futuro che abbraccia tutto il tempo dell’uomo. Allo stesso tempo, Gesù lega all’amore per Dio l’amore per il prossimo, facendone quasi un unico comandamento. Per comprendere questo legame dobbiamo ricordare quanto dice san Giovanni nella sua prima lettera: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.” (1 Gv 4,20). Questo legame rende i due comandamenti un unico comandamento, ma soprattutto, l’amore per il prossimo ci tutela dalla tentazione di un amore teorico verso un Dio che è solo immagine della nostra sensibilità. Il volto del fratello ci garantisce di essere di fronte al volto di Dio e rende concreto l’amore. Nessuno può nascondere la difficoltà nell’amare l’altro, proprio perché non si può decidere di amare qualcuno se non è il cuore a trasportarci. Tuttavia, Gesù è molto chiaro: l’unica strada per andare incontro a Dio è imparare a scorgere il suo volto in quello del fratello.

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