XXVIII Domenica. “Venite alle nozze”

XXVIII Domenica. "Venite alle nozze"

Quello che ad un primo ascolto sembra il rifiuto ad una festa è in realtà un gesto di indifferenza verso colui che invita. La parabola raccontata da Gesù lo afferma esplicitamente: alcuni «non volevano venire» e altri «non se ne curarono». Chi non si sentirebbe amareggiato e offeso nel sapere che di fronte al suo invito «non se ne curarono»? Un un modo molto eloquente per dire a chi ti invita che ci sono cose ben più importanti della tua “festa di nozze”. In questa prima parte della parabola, l’accento cade proprio sulla figura del re che si sente rifiutato, non curato, ignorato per interessi ritenuti più importanti. La fede, come l’amore non può reggersi sulla costrizione, ma solo sulla libertà, e Dio lascia libero l’uomo di poter accogliere o meno il suo invito. Questa parabola chiede di ripensare al termine “precetto” spesso utilizzato nel nostro linguaggio. Ma accanto a questi elementi essenziali della parabola, non dobbiamo perdere di vista un aspetto fondamentale, che non solo caratterizza la parabola, ma rappresenta una delle metafore più belle per descrivere il rapporto con Dio. Ci riferiamo all’immagine delle “nozze” che esprime allo stesso tempo l’amore e la festa. L’esperienza alla quale Dio invita presenta la stessa dinamica dell’amore e pertanto non può essere che motivo di festa, esperienza di gioia e di fraternità. Non dobbiamo dimenticare che il primo “segno” raccontato dal Vangelo di Giovanni è quello di Gesù che trasforma l’acqua in vino durante un banchetto di nozze. La parabola non si ferma qui. Gesù racconta di un Dio che invita tutti, “cattivi e buoni”, pur di vedere la sua sala riempirsi di commensali. Un’immagine che sembra descrivere un Dio che non vuole fare a meno degli uomini, perché solo con loro è possibile fare festa, sono le creature ad essere motivo di gioia per il Creatore. La compagnia degli uomini è motivo di gioia anche per Dio. Tuttavia, un velo di tristezza accompagna la parabola e sollecita una domanda: perché «molti sono chiamati, ma pochi eletti»? Certamente non perché Dio preferisce alcuni invece che altri, ma perché lasciando all’uomo la libertà di accogliere o meno il suo invito, Dio accetta anche di essere rifiutato.

 

don Mimmo

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