VII Domenica. “Non fanno così anche i pagani?”

Siamo nel contesto del Discorso della Montagna e le parole di Gesù lasciano ancora di più nello sconcerto perché sembrano annullare anche la minima pretesa di giustizia. Porgere l’altra guancia o lasciare anche il mantello a chi vuole rubarti la tunica non è eccessivo? Non priva la vittima del diritto alla giustizia? La stessa “legge del taglione” citata da Gesù: “Occhio per occhio” era una legge che voleva garantire un senso di giustizia perché la forza della vendetta non superasse la violenza subita. Come dobbiamo intendere le parole di Gesù? E’ possibile metterle in pratica senza offendere la propria dignità? Per poter rispondere a queste legittime domande è necessario orientare prima di tutto l’attenzione sul motivo per cui Gesù si rivolge ai suoi discepoli: “Che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?”. Gesù ai suoi discepoli chiede un di più. In particolare, egli chiede di non misurare i confini del cuore con il metro della giustizia umana. Gesù chiede ai suoi discepoli di dilatare il proprio cuore secondo la misericordia di Dio. Quindi, se vogliamo essere anche noi tra i suoi discepoli, dobbiamo allargare il cuore, dobbiamo giocare sull’eccesso e non sulla misura. E tutto questo perché dobbiamo essere “perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”, cioè così come Dio dilata il suo cuore verso di noi, anche noi dobbiamo dilatarlo verso gli altri. Allo stesso tempo, le parole di Gesù invitano a credere che è possibile un modo diverso di reagire alla violenza. Le sue parole aiutano a pensare che è possibile e necessario spezzare la dinamica che contraddistingue la violenza. Essa, infatti, come le tessere di un dòmino, provoca sempre una reazione a catena, coinvolge in un vortice dal quale diventa difficile scappare. Se è vero che “Occhio per occhio, dente per dente” garantisce la giustizia perché pone un argine all’eccesso di violenza, è altrettanto vero che alimenta una mentalità perversa: credere che il male si deve sconfiggere con le stesse armi. Il credente che accetta la sfida di Gesù non è quindi chiamato a subire passivamente le ingiustizie o il male nei suoi confronti, ma è chiamato a disarmare le mani dell’altro deludendo le sue aspettative. Per Gesù, mostrarsi impotenti di fronte alla prepotenza dell’altro non è sottomissione, ma il modo più efficace per non dare benzina al fuoco della sua prepotenza.
don Mimmo
Catechesi recenti

V Domenica del tempo ordinario. Sulla tua parola
Febbraio 09, 2025

III Domenica del tempo ordinario. Gli occhi fissi su di Lui
Gennaio 26, 2025