VI di Pasqua. Nel cuore di Dio

VI di Pasqua. Nel cuore di Dio

Come Gesù prepara i suoi discepoli alla sua Morte e Risurrezione preparandoli alla presenza dello Spirito, così la Chiesa, attraverso la liturgia di queste ultime domeniche di Pasqua si prepara all’evento della Pentecoste. Il Vangelo di questa domenica riporta, infatti, il seguito del discorso di addio proclamato la scorsa domenica. Domenica scorsa, Gesù esortava i discepoli a non lasciarsi prendere dal turbamento ma ad avere fede in Lui. In questa domenica Gesù promette il «Paraclito», letteralmente “Colui che è chiamato accanto”. Lo Spirito continuerà ad assicurare la presenza di Cristo nella vita dei suoi discepoli e quindi nella nostra. La promessa di Gesù conferma che la fede è appoggiare la propria vita su Dio. Le parole di Gesù sembrano spiegare che la fede, prima ancora di essere un atteggiamento, uno stile di vita ispirato al Vangelo, è soprattutto un’esistenza vissuta in Dio, cioè un vivere nella consapevolezza di non essere lasciati soli nella storia, abbandonati al nostro destino: «Non vi lascerò orfani: verrò da voi». Possiamo ascoltare a questo proposito quello che afferma il poeta Gibran Khalil Gibran nella sua raccolta “Il profeta”:  «Quando amate non dovreste dire: “Dio è nel mio cuore, ma, semmai, “sono nel cuore di Dio”». Spesso siamo tentati di confondere la fede con la preoccupazione di essere graditi a Dio attraverso l’osservanza dei suoi precetti. Pensiamo di doverci guadagnare la benevolenza di Dio attraverso i Comandamenti, mentre è la benevolenza di Dio che ci mette nella condizione di poterli osservare. Vale la pena leggere e meditare con attenzione le parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Le parole di Gesù non nascondono un ricatto, non chiedono una prova d’amore, un modo per dire: se mi amate, dimostratelo osservando i miei comandamenti. Le parole di Gesù affermano una condizione: se mi amate veramente, la conseguenza sarà quella di osservare i miei comandamenti, che in realtà è un unico comandamento, quello dell’amore. Sarà lo Spirito che ci donerà, «lo Spirito della verità» a realizzare in noi tutto questo. Papa Gregorio Magno, guardando alla vita di alcuni personaggi biblici parla dello Spirito come un Artista che: «riempie un fanciullo che suonava la cetra e lo fa diventare il Salmista, riempie un pastore d’armenti che sbucciava fichi selvatici, e ne fa un profeta; riempie un fanciullo dedito all’astinenza, e ne fa un giudice di vecchi; riempie un pescatore, e ne fa un predicatore; riempie un persecutore, e ne fa il Dottore delle genti; riempie un pubblicano, e ne fa un evangelista» (Omelia 30,8).

Mimmo Falco

Immagine: Albert Anker (1831-1910), Le vieux grand-pere et son petit fils des Grimm

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