Solennità di Tutti i Santi

Solennità di Tutti i Santi

“Oggi ci dai la gioia di contemplare la città del cielo”. Sono le parole con le quali la preghiera del Prefazio spiega il senso della bellissima festa di Tutti i Santi. Una festa che invita ad alzare lo sguardo, a contemplare il cielo non come gesto di disprezzo verso la terra, ma al contrario, per riconoscere che in Cristo il cielo ormai tocca la terra. La storia di tanti nostri fratelli e sorelle proposti a noi come “Uomini e Donne delle Beatitudini” (cfr. Vangelo) sono un invito a non cedere alla tentazione di credere che sia impossibile vivere la coerenza con il Vangelo. La vita dei Santi, i loro gesti e le loro parole sono la testimonianza di come sia possibile lasciarsi riempire dalla presenza di Dio. La loro vita è uno stimolo a saper guardare oltre i nostri piedi per camminare senza fermarsi di fronte alle sfide, alle incomprensioni o agli insuccessi. Guardando alla vita dei Santi san Bernardo diceva: “Quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri” (Discorso 2). Il Vangelo delle Beatitudini proclamato in questa festa non parla di una promessa riservata a uomini eroici. Non saremo “beati” nel futuro perché rassegnati alle sofferenze di questa vita. Non dimentichiamo che la prima e l’ultima beatitudine pronunciata da Gesù è al tempo presente: «di essi è il regno dei cieli». Sono “beati” già su questa terra coloro che sanno di vivere sotto lo sguardo di Dio e non si lasciano sedurre dalla mentalità del mondo. La preghiera del Prefazio di questo giorno offre un’immagine molto reale della nostra esistenza: “Verso la patria comune noi, pellegrini sulla terra, affrettiamo nella speranza il nostro cammino”. La dinamica della vita espressa dall’immagine del cammino non è assicurata dai nostri mille impegni o dall’ansia delle cose da fare. Il cammino porterebbe verso “la fine” e non verso “il fine” della storia: “la santa Gerusalemme che è nostra madre” (Prefazio). Il nostro cammino ha una destinazione più alta. Vale la pena ricordare le parole di papa Benedetto XVI: “Questa festa ci fa riflettere sul duplice orizzonte dell’umanità, che esprimiamo simbolicamente con le parole “terra” e “cielo”: la terra rappresenta il cammino storico, il cielo l’eternità, la pienezza della vita in Dio” (Angelus 1.11.2012). Siamo quindi noi a decidere verso quale mèta camminare.

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