Sacro Cuore di Gesù. Chi di voi?

Sacro Cuore di Gesù. Chi di voi?

Dal Vangelo secondo Luca 15,3-7

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.  Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

 

 

“Chi di voi?”. La domanda che Gesù pone introducendo la parabola della pecora smarrita coinvolge chi ascolta, quasi a sollecitarne la complicità. Anche noi saremmo tentati di rispondere ingenuamente alla sua domanda: “Sì, anche noi”. Ma sappiamo che non è vero, perché noi non lasceremmo mai novantanove pecore per cercarne una sola. Il buon senso suggerisce di non perdere tempo a cercare una pecora trascurando le tante che sono nel recinto. Ma proprio qui sta la forza della parabola: nella spudorata contraddizione tra quello che fa Dio e quello che faremmo noi. Attraverso la parabola raccontata da Gesù comprendiamo che la forza e il cuore del racconto è quello di presentare un Dio che è al di là delle nostre logiche, delle nostre misure, dei nostri calcoli e dei nostri criteri. Il cuore di Dio è grande, ma allo stesso tempo fragile, come quello di ama profondamente e non può fare a meno di andare in ansia per la persona che ama. Gesù non è pastore del gregge, ma pastore di ciascuna pecora. Chi ha il compito di guidare come pastore una comunità dovrebbe imparare da Cristo a non lasciarsi affascinare dal consenso del gregge, ma dalla premura per ogni pecora affidata alla guida. Alla luce della parabola, e cioè alla luce del modo di amare di Dio dobbiamo chiederci se la logica del calcolo non si è insinuata anche nel nostro modo di amare. Pare che la fragilità non rientra nel nostro vocabolario esistenziale. La parabola raccontata da Gesù ci interpella anche come comunità. Il recinto che custodisce le novantanove pecore è una sicurezza alla quale non vogliamo e non sappiamo rinunciare. E’ il recinto della nostra organizzazione, delle persone che rivendicano un’appartenenza privilegiata alla parrocchia solo perché offrono un servizio. Sono i nostri programmi fitti di catechesi, di celebrazioni, di catechismo, di attività pastorali. Paradossalmente viviamo nella città ma siamo fuori dalla città, poco coinvolti nella vita concreta delle persone. In realtà, il recinto nel quale mettere al sicuro le pecore è una garanzia anche per il pastore. Se abbiamo trasformato le nostre chiese in un supermercato del sacro non abbiamo il diritto di arrabbiarci per coloro che entrano nelle nostre chiese solo per chiedere un sacramento. La parabola della pecora smarrita non è un bel racconto edificante, ma una frustata al nostro modo di annunciare il Vangelo.

don Mimmo

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