IV domenica. Condotti non sedotti

La tradizione liturgica lega alla quarta domenica di Pasqua la figura di Gesù Buon Pastore, proponendo un brano tratto dal capitolo 10 del Vangelo di Giovanni. Nel brano di questa domenica, in modo particolare, c’è un termine che è necessario chiarire perché solo la corretta interpretazione può illuminarne il senso. Gesù introduce il suo discorso facendo riferimento al “recinto delle pecore”. Secondo uno dei più noti studiosi del vangelo di Giovanni, padre Ignace de La Potterie, il termine che traduciamo con “recinto” nella Bibbia è il più delle volte riferito al “vestibolo” davanti al Tempio, luogo nel quale si raccoglievano gli Israeliti. Anche il contesto nel quale Gesù proclama il suo discorso sembra confermarlo perché siamo a Gerusalemme durante la Festa della Dedicazione del Tempio. In questo modo è più facile comprendere cosa vuol dire Gesù quando afferma che egli “quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce”. Il tempio si è ridotto solo ad un simbolo della religione come istituzione della quale l’uomo è diventato prigioniero. Ora Gesù, vero Pastore del suo popolo, spinge le sue pecore fuori da questo recinto, cioè da questo luogo che impedisce all’uomo di incontrare Dio perché il simbolo è diventato più importante della realtà. Gesù “conduce fuori” le sue pecore come Mosè con il popolo schiavo in Egitto. Ma solo l’esodo guidato da Gesù porta alla vera libertà. Oggi siamo noi le pecore condotte fuori dal recinto di una fede ridotta a tradizione, ad abitudine o a semplice osservanza dei comandamenti. In questa prospettiva è più semplice anche per noi comprendere che seguire Gesù come Pastore significa essere liberati da una religione più preoccupata di custodire se stessa che preoccupata di custodire l’uomo per portarlo verso Dio. Questa ambigua visione della fede emerge ancora di più nel momento in cui Gesù afferma: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”. Solo in Gesù ogni uomo può trovare il passaggio per raggiungere Dio, solo Gesù è “la porta” che mette in relazione il cielo con la terra. La metafora della “porta” presenta allo stesso tempo due caratteristiche: custodisce e allo stesso tempo permette di entrare e uscire in piena libertà. La relazione con Dio, non imprigiona l’uomo ma gli dona vera libertà perché “entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Gesù è quindi colui che custodisce le sue pecore e allo stesso tempo assicura loro vera libertà. Per il credente si tratta di comprendere che solo Cristo può essere un riferimento sicuro. Ma per coloro che nella Chiesa hanno un ruolo di guida, le parole di Gesù diventano un severo giudizio di condanna quando invece di essere pastori che con-ducono diventano pastori che se-ducono.

Mimmo Falco

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *