II Domenica di Quaresima. In disparte, loro soli.

II Domenica di Quaresima. In disparte, loro soli.

Dal Vangelo secondo Marco  9,2-10

                  In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.  Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

 

Tutti viviamo il desiderio di un’esperienza bella che, anche se breve, ci permetta di tirare un sospiro di sollievo, che per un momento allontani le nostre preoccupazioni e le nostre paure. Il Vangelo di questa Domenica, attraverso la pagina della Trasfigurazione può rispondere a questo nostro desiderio. Ai discepoli, che nel capitolo precedente si sono sentiti chiedere da Gesù: “Ma voi, chi dite che io sia?” (Mc 8,29), l’esperienza della Trasfigurazione permette di avvicinarsi alla vera identità di Gesù. Anche se solo per un brevissimo momento, quello che accade davanti ai tre discepoli mostra dove porta la promessa di Gesù, dove conduce il cammino del discepolo. Gesù ha parlato loro della sua Passione e della sua Morte, ma il suo cammino, come quello di coloro che lo seguono, non si ferma sul Calvario. Siamo caricati della croce ma non siamo destinati alla croce. Il Vangelo della Trasfigurazione ci ricorda che la Quaresima è un cammino verso la Pasqua, un evento che coinvolge anche noi nella luce di Cristo.  In che modo possiamo vivere anche noi la stessa esperienza dei discepoli. Il Vangelo ci suggerisce le condizioni per vivere tale esperienza. «Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte»: dobbiamo lasciarci condurre da Gesù animati dal desiderio di stare con lui per conoscerlo meglio, senza accontentarci di una vaga conoscenza. «Li condusse su un alto monte»: un’altra condizione è quella di “salire”, cioè di saper guardare la realtà da una prospettiva più alta, oltre l’orizzonte del nostro sguardo umano. Raggiungere la vetta di una montagna richiede fatica. La fede è una salita che sperimentiamo soprattutto in un tempo come quello che stiamo vivendo e che sembra provocare solo ansia, paura e sofferenza. «In disparte, loro soli»: Il frastuono delle nostre strade, le evasioni per sfuggire alla routine delle nostre giornate non potranno mai offrirci qualcosa che dia senso alla nostra esistenza. Non possiamo accontentarci di momenti di entusiasmo che poi ti ripiombano nella dura realtà. L’esperienza dei discepoli non è la semplice contemplazione di uno spettacolo affascinante. Stare “in disparte con Gesù su un alto monte” significa non solo vivere lo stupore di un’esperienza, ma molto di più! Lasciarsi condurre da Gesù significa ravvivare la fiamma della nostra debole fede, affrontare con coraggio le sfide della vita e comprendere che la nostra storia è coinvolta in una storia più grande. La storia dell’uomo affonda le sue radici nella bontà del Creatore e tutti i suoi germogli sono il segno di un futuro che si apre davanti a noi.

don Mimmo

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