Domenica di Pentecoste

Domenica di Pentecoste

Per affacciarsi al Mistero della Pentecoste, le immagini sono più eloquenti delle parole. Infatti, sono soprattutto immagini quelle con le quali il libro degli Atti racconta la Pentecoste. Il fragore, il vento e le lingue di fuoco. Tre immagini che esprimono vivacità e dinamismo, contrapposte al timore che rende immobili i discepoli, chiusi nel cenacolo, «tutti insieme nello stesso luogo». Il contrasto tra il dinamismo dello Spirito e la passività dei Discepoli aiuta a comprendere cosa accade nella vita di chi si lascia raggiungere dal suo soffio. Lo Spirito è il fragore che scuote dal torpore chi ha paura di guardare la realtà.  E’ il vento che spinge la vela della vita che teme di affrontare il mare. Ma soprattutto, lo Spirito è il fuoco che accende nell’uomo il desiderio di Dio. Non ci si accosta a Dio perché spinti dalla paura, ma perché appassionati per la vita ne cerchiamo il senso. Non il timore, ma la passione ci spinge verso Dio. E siccome l’amore è questione di cuore, solo Dio può infiammarlo con il dono del suo Spirito. Abbiamo bisogno anche noi, come i discepoli, del soffio dello Spirito perché, a volte, abbiamo più paura di vivere che di morire. Per questo, la promessa di Gesù ai suoi discepoli parla del “Paraclito”, il difensore il “chiamato in difesa”. Abbiamo bisogno del fragore dello Spirito perché abbiamo bisogno di svegliarci da tutto ciò che ci anestetizza e ci rende inermi. Abbiamo bisogno del vento dello Spirito perché abbiamo bisogno di rimetterci in cammino liberi da ogni laccio che ci tiene ancorati alle nostre false sicurezze. Abbiamo bisogno del fuoco dello Spirito perché la nostra vita rischia di spegnersi ogni volta che ci arrendiamo davanti alle sconfitte o alle delusioni. Nella preghiera che apre la liturgia di questa domenica la Chiesa chiede a Dio di continuare anche oggi i prodigi della Pentecoste. Il primo prodigio che il dono dello Spirito può operare è quello di farci comprendere che Dio non è di fronte a noi, ma è dentro di noi per liberarci dalla paura di vivere. Solo lo Spirito effuso nei nostri cuori può riaccendere il coraggio e la forza di continuare il cammino. Con la Pentecoste si conclude in tempo pasquale, il Cero pasquale si spegne e si ricolloca accanto al fonte battesimale. Un segno molto eloquente per dire che quella luce continua a risplendere nella vita dei credenti.

don Mimmo

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