Domenica delle Palme. Barabba o Gesù?

Domenica delle Palme. Barabba o Gesù?

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo  26,14-27,66

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

 

La stessa folla che aveva osannato Gesù al suo ingresso in Gerusalemme, ora davanti ad un Pilato che tentenna grida: “Sia crocifisso!”. Per la folla Gesù è solo un rivoluzionario fallito, venditore di promesse irrealizzabili. Per coloro che scelgono di liberare Barabba al posto di Gesù, significa smetterla di pensare che il bene possa vincere sul male, che l’amore possa farsi spazio in un mondo violento. Forse anche noi, rassegnati di fronte a tanti fallimenti, siamo tentati di pensare che non serve a nulla lasciarsi affascinare dai grandi ideali e che l’amore verso il prossimo sia solo un pio proposito per i più deboli e i meno furbi. D’altro canto, nel racconto della Passione Gesù appare come colui che sperimenta la debolezza, il fallimento della logica dell’amore che ha guidato tutta la sua vita. La logica di Barabba che sceglie la violenza per affermare i propri diritti sembra prevalere su quella di Gesù che si ostina a proclamare l’amore come unica strada per conquistare il vero senso della vita. Ma davanti ad ogni storia ognuno sceglie la prospettiva dalla quale leggerla e interpretarla. E’ quello che spesso accade anche a chi si professa cristiano di fronte a pagine tristi della storia. A coloro che non si rassegnano a leggere la Passione di Gesù come una sconfitta, la Croce sulla quale Egli si lascia inchiodare rivela una verità fondamentale: Gesù rimane fedele fino alla fine, aggrappato alla croce nella sua totale fiducia nel Padre. Gesù accetta di morire perché non vuole rinunciare ad amare. Per chi si sente protagonista di una storia triste e deludente la Pasqua è la preziosa occasione per non rinunciare a credere e a camminare, perchè là dove l’uomo dichiara il suo fallimento, Dio sta coltivando i germogli di una nuova storia.

don Mimmo

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