Ascensione del Signore. Restate in città

Dal Vangelo secondo Luca 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
La preghiera-colletta che introduce alla festa dell’Ascensione esprime in modo sintetico ed efficace il senso della festa: “nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te”. L’Ascensione non è un mistero che riguarda solo Cristo, ma riguarda anche noi. Anzi, afferma la dignità della nostra umanità chiamata a condividere la stessa gloria del Signore. Può succedere che la vita, con le sue vicissitudini, le sue prove, le sue sofferenze, insinui un senso di impotenza che spesso provoca solo rassegnazione. Anche la violenza che riempie le pagine dei nostri giornali può provocare una reazione che porta al disprezzo della dignità della nostra umanità. Ma se riflettiamo bene, la vita stessa ci spinge verso l’alto, cercando di reagire ogni volta alla forza di gravità che spinge verso il basso: i desideri, i progetti o le nostre stesse passioni confermano lo slancio di una vita che spinge sempre oltre per cercare un respiro più ampio. Forse non riflettiamo abbastanza sul fatto che se ogni mattina ci alziamo e camminiamo è perché il nostro stesso corpo non vuole cedere alla forza di gravità. Simone Weil, filosofa e mistica francese di origine ebrea scrive in un suo libro: “La sola potenza capace di vincere la forza di gravità è l’energia solare. Assorbita dalle piante, penetra nel mondo e permette alle piante di crescere verticalmente dal basso in alto” (Simone Weil, L’amore di Dio). Per il cristiano, l’energia solare che spinge verso l’alto è Dio stesso che ogni giorno ci chiama alla vita. Stare in piedi e camminare è il nostro modo di vivere l’equilibrio tra la terra e il cielo. E’ il nostro modo di reagire alla forza di gravità che vorrebbe farci cadere per terra. Se è vero che dobbiamo tenere i piedi ben piantati a terra per non cadere, è altrettanto vero che dobbiamo guardare avanti se vogliamo camminare. Il vangelo di questa Domenica ci mostra Gesù che mentre ascende al cielo benedice i suoi discepoli. Siamo una umanità benedetta, nonostante le vicende oscure della storia ci portino a dubitarne. Siamo una umanità benedetta, nonostante le sofferenze insinuano che il cielo si è chiuso su di noi. La festa dell’Ascensione ci attira verso l’alto, e facendoci guardare a Cristo che ascende, accende la speranza di un futuro più grande e più luminoso dell’ombra dei nostri passi. La festa di oggi smentisce chi pensa che la fede sia solo un modo per insaporire la pillola amara della realtà. E’ Gesù stesso che chiede ai discepoli “ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”. Non dobbiamo fuggire dalla terra. Ogni giorno il Signore ci mette in cammino chiedendoci però di non fermare lo sguardo sulla strada, ma sull’orizzonte dove essa conduce.
don Mimmo
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