Natale del Signore

Il Vangelo di Luca racconta la nascita di Gesù in coincidenza con il grande censimento di Cesare Augusto: “Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città”. Mentre chi governa la terra conta le persone per misurare la forza del suo potere, qualcosa di inaudito sta accadendo nella storia. Ancora oggi, la venuta di Dio tra gli uomini assume per molti più il sapore di una favola, di una dolce poesia, piuttosto che un evento destinato a dare una svolta alla storia e alla vita stessa dell’uomo. Nessuno vuole rinunciare a celebrare il Natale, ma quanti sono quelli che ne colgono appieno il significato? Secondo il racconto di Luca sono i pastori che si lasciano mettere in cammino dall’annuncio dell’angelo. I pastori, gente povera che non ha altra preoccupazione se non quella di custodire il gregge loro affidato. Gente che veglia, non per una serata da sballo o un cenone in famiglia, ma perché fedele al proprio compito. Uomini che non restano indifferenti all’annuncio della buona notizia e si mettono in cammino sollecitati dal desiderio di vedere. Il Natale non porterà niente di nuovo e di bello se Dio non è più grande delle nostre preoccupazioni, dei nostri sogni e delle nostre illusioni. La festa passerà, ma quale traccia lascerà? Forse non abbiamo ancora compreso pienamente il dono che Dio offre all’uomo nella sua incarnazione: Egli si fa piccolo perché l’uomo possa diventare grande, scoprendo la sua dignità di creatura. Dio entra nella storia, perché l’uomo possa imparare ad accettare la sua storia, qualunque essa sia, certo che non gli mancherà il coraggio della fede. Chi si sente già grande, potente, autosufficiente, non potrà meravigliarsi di fronte al Mistero di un Dio che si fa piccolo solo per amore dell’uomo.
don Mimmo
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