XVII domenica. Trovare, cercare, giudicare

Cosa cerchiamo nella vita? Sembra una domanda banale e tuttavia è una domanda che condiziona la nostra vita. La felicità, l’amore, il successo, il denaro: è quello che cerchiamo che muove e orienta i passi del nostro cammino. Le parabole che oggi Gesù racconta ai suoi discepoli mettono anche noi di fronte a questa domanda. Trovare, cercare, giudicare sono i tre verbi che troviamo nelle tre parabole raccontate da Gesù e che richiamano il cammino della nostra vita. Per questo, dopo averle raccontate, Gesù vuole assicurarsi che i discepoli ne abbiano compreso il senso: «Avete compreso tutte queste cose?». La domanda di Gesù oggi è rivolta a noi ed è una domanda che non interpella solo la nostra fede, ma prima ancora la nostra vita. Prima di rispondere a questa domanda conviene riprendere il brano che la liturgia di questa domenica offre come prima lettura. A Salomone, chiamato a governare il suo popolo, in sogno Dio gli pone una domanda: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone comprende che quella domanda lo costringe a chiedersi cosa sia più importante per lui. Egli, infatti, non chiede ricchezza o potere, ma chiede a Dio «un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male». Salomone chiede a Dio il dono della sapienza perché comprende che quel dono gli permetterà di vivere bene la responsabilità di guidare il suo popolo. Se Dio ponesse a noi quella domanda, cosa risponderemmo? Ritorna, quindi, ancora una volta la domanda per noi: cosa riteniamo più importante nella nostra vita? Rispondere che è la fede sembra quasi una risposta da catechismo, ma dipende da cosa intendiamo e da come viviamo la nostra fede. Se la riduciamo a sterile ritualità o a semplice preoccupazione per i precetti della religione, oppure se la viviamo come profonda e sincera adesione a Cristo, lasciando che sia il suo Vangelo ad orientare la nostra vita e le nostre scelte. In questo caso comprendiamo che il “tesoro” trovato nel campo e la “perla di grande valore” sono Cristo e il suo Vangelo, come già affermava san Girolamo (In Matth. II,13,44). Ma in concreto cosa significa questo? Quale incidenza può avere nella nostra vita? Nella terza parabola, raccontata da Gesù, anche se saranno gli angeli a portare a compimento il giudizio di Dio, rimane ai pescatori il compito di separare i pesci buoni dai cattivi. L’immagine è tanto reale quanto profonda: «si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi». Mettersi a sedere per poter raccogliere e distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo è una virtù che non possiamo ignorare. Avere Cristo come riferimento più importante significa imparare l’arte del discernimento, cioè la capacità di prendersi ogni tanto una pausa nella frenesia della vita per capire quali sono i pesci da mettere nel canestro della nostra vita e quelli da buttare via.
don Mimmo
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