XVII domenica. “Quanto più il Padre vostro”
“Signore, insegnaci a pregare”. Cosa sta chiedendo il discepolo? Forse quello che spesso anche noi chiediamo: un criterio, un metodo, una formula che ci permetta di pregare con efficacia, senza distrazioni, soprattutto certi di essere ascoltati. A volte, avvertiamo la debolezza di una preghiera affidata solo alle parole e rimproveriamo a noi stessi di non saper pregare. La domanda del discepolo spesso è la nostra domanda. Ma Gesù offrendoci la preghiera al Padre (in una versione diversa da quella riportata dal vangelo di Matteo), non ci sta consegnando una formula o insegnando un metodo. Consegnandoci la preghiera del Padre nostro Gesù ci sta insegnando soprattutto l’atteggiamento con il quale pregare. E’ un atteggiamento che trova il suo fondamento nell’invocazione che apre la preghiera: “Padre”. Lo confermano i versetti conclusivi del brano evangelico dove Gesù parla dell’atteggiamento premuroso di un padre nei confronti del figlio e assicura che il Padre del cielo darà molto di più. Già in altre occasioni Gesù aveva ammonito a non sprecare parole. Pregando con le parole del Padre nostro dovremmo quindi comprendere che la forza della preghiera non è nelle parole, ma nell’atteggiamento filiale con il quale ci rivolgiamo a Dio. Anzi, proprio questo atteggiamento, a volte non ha bisogno di parole, ma è solo un intreccio di sguardi vissuto in silenzio. Ma qui entra in gioco non solo l’efficacia e la verità della preghiera, perché essa è anche conseguenza di una fede vissuta nella dinamica tra Padre e figlio. Prima di preoccuparci della nostra preghiera dovremmo chiederci chi è Dio per noi. Solo una fede che si traduce in fiducia filiale può aiutarci a comprendere quelle situazioni nelle quali, quasi ingenuamente, pensiamo di non essere ascoltati da Dio. La preghiera, come Gesù insegna, nasce dalla consapevolezza del “quanto più il Padre vostro del cielo”. E cos’è questo “quanto più”? Gesù assicura: “quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” Il “quanto più” che Dio dona è lo Spirito, cioè la sua stessa forza, la sua stessa energia, per poter camminare senza timore anche nelle vicende che sfidano la vita. In questa prospettiva, la preghiera non rischia di diventare una “lista dei desideri”, ma diventa un atto di abbandono al Padre, certi che se ti ha donato la vita, ti darà anche modo di viverla in pienezza.
don Mimmo
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