XVI Ordinaria. LA PARTE MIGLIORE

Nel suo cammino verso Gerusalemme Gesù si ferma per una sosta e si lascia accogliere da una donna. Marta è la “padrona di casa”, la “signora” (è questo il significato del suo nome) che ospita Gesù. I pochi versetti del Vangelo però presentano una situazione che sembra non rispondere alle norme della buona accoglienza. Marta infatti accoglie Gesù, lo fa entrare nella sua casa ma poi sembra trascurarlo perchè “distolta per i molti servizi”. Alla figura di Marta si accosta quella di Maria che invece si ferma con Gesù e seduta ai suoi piedi ascolta la sua parola”. Spesso si sono interpretate queste due figure come contrapposte l’una all’altra, concludendo che l’esperienza della vita contemplativa rappresentata da Maria sia da preferirsi a quella attiva rappresentata da Marta. Ma forse tale conclusione dimentica il contesto nel quale si svolge la scena che è quello dell’ospitalità. Marta non è da rimproverare perché si occupa delle faccende di casa. Forse è solo da rimproverare perché sta rischiando di vivere l’ospitalità come un semplice fatto formale. L’ospitalità, anche nella sua espressione umana, non si esaurisce semplicemente aprendo la porta, ma fermandosi con colui che si accoglie. La scena di Marta e Maria lascia intendere che la prima ha aperto solo la porta mentre l’altra apre il proprio cuore. Ma per una lettura ancora più attenta della scena evangelica dobbiamo tener conto anche delle parole che Gesù rivolge a Marta: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. A questo proposito è illuminante il commento di sant’Agostino che spiega perché la parte di Maria è migliore: “Perché è migliore? Perché tu sei occupata in molte faccende, mentre essa lo è in una sola. Alla molteplicità è superiore l’unità, poiché non è l’unità che deriva dalla molteplicità, ma la molteplicità dall’unità” (Discorso 104). Se c’è una contrapposizione tra Marta e Maria è perché c’è una contrapposizione tra le “molte cose” di Marta e “la cosa migliore” di Maria. E’ una contraddizione che rischiamo di vivere ogni giorno della nostra storia quando ci lasciamo prendere dal vortice delle mille cose da fare. Spesso come Marta, pretendiamo di parlare con chi ci sta di fronte mentre siamo attaccati al cellulare. A volte, con la scusa della nostra fitta agenda trascuriamo anche le relazioni più importanti. Ma ci possono essere momenti nei quali tutta la nostra apparente efficienza si infrange contro le sfide serie della vita. Sono i momenti nei quali siamo costretti a pensare sulla direzione che abbiamo dato alla nostra vita, se ne abbiamo mai considerato il senso. Se poi leggiamo questa situazione con gli occhi della fede, possiamo fare solo una considerazione: cosa significa accogliere Cristo nella propria vita? Se guardiamo a Marta, il rischio è quello di una fede che apre la porta a Cristo, ma in realtà lo lascia fuori dalla propria vita. L’esperienza di Maria che si ferma per mettersi in ascolto di Gesù insegna ben altro.
don Mimmo
Immagine
Jan Veermer (1656), Cristo in casa di Marta e Maria, National Gallery of Scotland di Edimburgo
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