XIV Domenica. “La messe è abbondante”

XIV Domenica. "La messe è abbondante"

Spesso capita di interpretare le parole ignorandone l’autentico significato con la conseguenza di perderne il senso. Forse per questo il Vangelo proclamato in questa domenica è stato spesso interpretato solo come un invito a pregare per le vocazioni. In realtà, Gesù parla di “messe abbondante” e noi non possiamo tralasciare il significato di questo vocabolo: si tratta di raccogliere il grano già maturo. L’immagine utilizzata da Gesù, colta nel suo specifico significato, ci autorizza ad intendere le parole di Gesù come un invito a guardare il mondo come un campo già seminato e le cui spighe sono pronte per essere raccolte. Questa affermazione di Gesù rivela il suo sguardo sul mondo. Egli sta dicendo che nel mondo il bene è stato seminato perchè Dio stesso ha sparso semi di bontà nel cuore degli uomini. Ora, Gesù è preoccupato perchè questo bene venga fuori e come le spighe procuri pane agli uomini. Inutile nascondere che lo sguardo di Gesù sul mondo sembra contraddire il nostro. I tanti avvenimenti di violenza e di sofferenza che riempiono le pagine dei giornali o diventano notizia in televisione sembrano convincere che nel mondo ci sia solo il seme del male, che la terra sia abitata solo da uomini violenti e malvagi. Questa mentalità è pericolosa non solo dal punto di vista umano, perché genera paura oppure scatena violenza, ma anche riguardo alla fede può portare ad interpretare la stessa fede più come un rifugio che come una responsabilità. Forse per questo Gesù afferma che «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!», perché sono pochi quelli che sanno guardare il mondo come lo guarda lui e quindi capaci di lavorare perché il bene emerga nella storia di ciascuno. Sono pochi quelli che pensano che il bene è comunque seminato nel cuore di ogni uomo nonostante dilaghi la violenza. E’ luminosa a questo proposito l’esperienza di Etty Hillesum, una giovane ebrea morta ad Auschwitz a soli ventinove anni. Nonostante il male e la violenza che la circonda e della quale è vittima, ha il coraggio di dire: «L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati degli altri uomini» (Etty Hillesum, Diario 1941-43, Adelphi). Queste parole dovrebbero aiutare anche i credenti a riscoprire la responsabilità che Gesù affida ad ogni credente perché, come ricorda la Colletta alternativa, tra i settantadue che Gesù invia ci siamo anche noi. Forse è opportuno richiamarla:

O Dio, che nella vocazione battesimale ci chiami ad essere pienamente disponibili  all’annunzio del tuo regno, donaci il coraggio apostolico e la libertà evangelica,  perché rendiamo presente in ogni ambiente di vita la tua parola di amore e di pace”.

Le parole di Hillesum possiamo interpretarle come una responsabilità che Gesù affida a ciascuno di noi, come un impegno a saper scoprire e mettere a frutto il bene che c’è in ogni uomo e in ogni situazione. Spesso chi non vede intorno a sé altro che male, vive nella paura oppure imbraccia l’arma della violenza per difendersi. Il Signore ci manda come agnelli in mezzo ai lupi non per mandarci al macello, ma perché non vuole che rimaniamo chiusi nel recinto delle nostre paure. Anche se contraddicono la logica umana dovremmo prestare ascolto alla parole di un Padre della Chiesa: «Finché saremo agnelli, vinceremo. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli» (Giovanni Crisostomo, Omelia sul Vangelo di Matteo).

don Mimmo

Immagine

Vincent van Gogh, Champ de blè au faucheur (Campo di grano con falciatore), Van Gogh Museum, Amsterdam

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *